Sembra ieri, quando 10 anni fa ci lasciò prematuramente Antonio Luongo, tra gli artefici della costruzione del centrosinistra lucano, nato sulle ceneri della Prima Repubblica e nato da una alleanza tra ex Pci, Ex Psi e Ex Dc con l’avvallo di Emilio Colombo che ha retto sino alle elezioni del 2019, quando per la prima volta si è assistito a una vittoria del centrodestra guidato dal generale Vito Bardi. Ho sempre pensato e ora ne sono convinto che con la scomparsa di Antonio Luongo, in Basilicata sia saltato quel meccanismo, il quale tra pregi e difetti, era collante politico nel centrosinistra lucano, ormai orfano dei partiti organizzati e diventato sempre più aggregazione di partiti personali o personalistici alle interno di sigle. Ma non ho intenzione svolgere un’analisi politica, ma solo di ricordare un amico, perché tale era per me Antonio Luongo, riproponendo cosa scrissi quel 8 dicembre 2015.
«Ho cercato invano quella vecchia tessera della FGCI del 1983; la mia prima tessera con la firma del segretario regionale dei giovani comunisti. Uno bravo; il migliore che avemmo e quando andò a Roma per studi ma soprattutto per fare politica a Botteghe Oscure per anni ci dicevamo: Quando c’era Antonio Luongo era un’altra cosa. Antonio per noi era un riferimento quando andavamo al Bottegone, un fratello maggiore, pronto a darci consigli a noi giovani sbarbatelli con in testa il Che e la rivoluzione. Altri tempi anzi bei tempi nei quali la passione ci portava a cercare di far politica, con tanti errori certo e manicheismi e lui a parlarci; a farci capire che il dialogo era il sale e il lievito della politica.
Era una festa quando ritornava in federazione a Via Mazzini a trovarci. Antonio era sotto assedio; lo circondavamo per noi era una guida. Ora si usa il termine leader; ma era qualcosa di più di un leader perché senza presunzione ci insegnava con quel suo modo unico di parlare intercalato con “uagliù” quando voleva sottolineare un passaggio importante di come agire e non presi dal sacro fuoco di essere i più bravi e migliori guardavamo dall’alto in basso i giovani democristiani, non parliamo poi di come consideravamo i “cugini detestati” i giovani socialisti del “nemico Craxi”. Antonio ci portava a capire che non esiste un Bianco e nero nella politica e soprattutto di non chiuderci e ghettizzarci nella presunzione di avere la Verità perché la Verità non l’ha nessuno. Ma allo steso tempo di operare nella società; di aprirci ai movimenti, di leggere il mondo e un consiglio suo lo ricordo: “Leonà sei giovane, sei alla università. Fai politica per i giovani e nell’Università, per il resto avrai tempo”. Mi consigliava senza l’arroganza del primo della classe che ritrovo in troppi – specie negli ultimi anni – di vivere la mia età, i miei coetanei; di affrontare le problematiche da giovane per i giovani e soprattutto assieme ai giovani. Di ricordi ne ho tanti, dalle ore passate assieme a Roma quando ancora esisteva il “Bottegone”, a prendere il caffè da Vezio Bagazzini. Poi l’addio alla FGCI proprio l’8 dicembre; assurdità del destino. Eravamo a Bologna , io scesi da Pavia come delegato della loro federazione – all’epoca la FGCI era una grande famiglia; arrivai ad ottobre e subito fui inserito nell’organizzazione degli studenti Universitari accolta da Angelo Portalupi e Anania Casale, attualmente responsabile della Comunicazione della Federazione Scacchistica Italiana. Quando arrivai al congresso trovai uno dei delegati della Basilicata, non ricordo se Giovanni Petruzzi o Vito Conte che mi disse che Antonio mi cercava, mica esistevano i cellulari all’epoca ma ci trovammo subito e passammo i tre giorni assieme; dividendomi tra i nuovi compagni pavesi ed i vecchi compagni lucani.
Era il 1988 quando la generazione dei Pietro Folena, Luongo, Rondolino, Gianfranco Nappi, Nichi Vendola che aveva portato dirigenti della FGCI in Parlamento come la giovanissima pavese Cristina Bevilacqua e Nappi; lasciò la guida ai Cuperlo e alla nostra generazione. Quel congresso; eravamo assieme quando Vendola ricordò Franchino Acquasanta; il nostro compagno ed amico che ci aveva lasciato in agosto; giovanissimo, morto tragicamente affogato in Messico. Si commossero tutti applaudendo al ricordo di Franco. Un lungo applauso di oltre 8 minuti. Sono quei ricordi indelebili, come a volte pensando alla mia antica attività nella FGCI, rammento quando Antonio mi chiese di aiutarlo al suo ritorno politici in Basilicata per occuparsi della Federazione del PCI di Potenza e ad Avigliano organizzammo un incontro all’aperto su tematiche giovanili. Ricordo benissimo perché mi aiutò a scrivere un volantino anzi a riscrivere nei contenuti politici. Il mio era troppo settario; all’inizio feci il broncio. Antonio mi disse “vi chiudete invece devi aprire ai movimenti politici giovanili compreso i democristiani perché siete giovani e dovete dialogare e confrontarvi e sui temi serie comuni lavorare assieme”. Aveva ragione.
Caro Antonio, ricordo quando ti sfottevo perché eri citato nella biografia di D’Alema scritta da Giovanni Fasanella e come sempre stavi allo scherzo; o quando all’improvviso arrivavi e mi chiedevi accompagnami a Pietrapertosa, facciamo un salto lì; da un amico e compagno dal “brutto carattere” appena diventato papà… facciamo un salto là; andiamo là; chiacchiera di politica e rock, musica e come si dice ora tendenze; erano i tempi del PCI ma a ripensarci innovati alla fine lo eravamo ; ed eravamo giovani. Con Luongo che si vantava di essere bravo come tastierista… Mai sentito ma gli ho sempre creduto… E anche momenti brutti come quando ridesti dal nervosismo e poi ti mettesti a piangere; eravamo a Sant’Angelo le Fratte a dare l’ultimo saluto a Michele Caggiano; venni con Mimì Salvatore; tutta la ex FGCI. Io, tu, Cecilia D’Elia, “I gemellini Santangelo” ossia gli attuali avvocati Antonio e Vicenzo , Michele Frascolla ecc ecc ecc.., Poi arrivò il Pds , poi poi poi… Certo ci vedemmo a Roma, quando tu eri deputato; una lunga chiacchiera ed un veloce caffè- quella volta me lo offristi ma che sola di caffè; un bar vicino al Parlamento. Poi ci sentivamo ma non ci vedemmo per tanto tempo; capitò per caso – diciamo così – alla commemorazione di Michele Caggiano a venti anni dalla sua scomparsa. Arrivai con Mimì Salvatore; ci ritrovammo con i Santangelo, Antonio Placido, Giovanni Petruzzi; Antonio Lerra ed altri. Sembrava che non ci vedevamo dal giorno prima. La commozione a vedere il video di Michele in Consiglio Comunale a Sant’Angelo – straordinario!
Poi arrivò il Pds, poi poi poi… Le ultime volte che ci siamo sentiti era nel periodo delle comunali ad Avigliano, poi subito dopo un veloce commento e mi hai fatto una promessa: Leonà; aggia venì ad Avigliano ma niente politica; a fà na magnata di baccalà senza far sapè niend a nisciun, tu e io”. Non Hai mantenuto la promessa Antonio e questa non te la perdono. Ma fa nulla; dai…
Grazie Antonio; mi manchi. Mi manca l’amico che è stato sempre presente anche quando le strade della vita avevano percorsi e luoghi diversi.
Antonio Luongo. In ricordo di un amico di Leonardo Pisani