Cinema a Sud di Armando Lostaglio

digiema
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Quanto cinema è stato girato nel Sud dell’Italia, una infinita produzione di film che utilizzano il territorio meridionale non solo come ambientazione, scenografie e sceneggiature di rara efficacia, quanto anche come “genius loci”, seguendo quella influenza di tradizione e narrazioni che lo rendono unico. Un Sud arcaico e moderno al tempo stesso, che muove emozioni e offre visioni alte ed altre. L’ambientazione come dialogo ulteriore: il Mezzogiorno viene prescelto come location per film di vario genere. La memoria ci porta al Vangelo secondo Matteo che Pier Paolo Pasolini girò ai primi anni ’60 a Matera, resa una Gerusalemme senza tempo. Anche le antiche cantine della arbresche Barile, nel Vulture, furono luoghi di riprese per le sequenze della Natività, della strage degli innocenti e della fuga in Egitto. Nell’anniversario della scomparsa (per assassinio) del poeta-regista non si può che citare questo capolavoro, per rendere al Sud il suo ruolo di scena mistica e popolare al tempo stesso. Poco tempo prima era stato Luigi Zampa a fare dei Sassi di Matera un luogo dantesco e primordiale da cui i contadini dalle millenarie grotte risalgono a rimirar le stelle. Parliamo del film Gli anni ruggenti, il cui soggetto è liberamente ispirato alla commedia L’ispettore generale di Nikolaj Gogol’. Protagonisti Nino Manfredi e Gino Cervi, indimenticabili attori della commedia italiana, dotati di una drammaturgia connaturata.
Il Sud, dunque, conserva una etica del tempo. Come una sorta di pazienza cosmica, scansiona i ritmi della vita, della natura, degli uomini che tramandano tradizioni. È più lento lo scorrere del tempo, un modus vivendi che sa di attesa, di rinvio magari. Come di un gioco appena accennato ed è già trascorso. Per questo occorre fermare il tempo. Al Sud viene tramandato come rituale di preghiera.

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