Nacque a Oppido Lucano verso l’anno 1070, da Dreux (Droco) e da Maria, che lo diede alla luce insieme a un fratello gemello, Ruggero. Fu battezzato con il nome di Giovanni.
Musica degli antichi ebrei, a pensare che per millenni non avevano una codificazione scritta, finchè arrivò un compositore, un cristiano convertito all’ebraismo a trascrivere i canti della tradizione dei Figli di Israel nella notazione musicale gregoriana. Siamo attorno all’anno 1102, quando Giovanni da Oppido, si converte alla religione ebraica. Era nato nel paese lucano verso l’anno da da Dreux (Droco) e da Maria, che lo diede alla luce insieme a un fratello gemello, Ruggero,. apparteneva a una importantissima famiglia normanna, I Dregont Quarrell, tra altro principi di Capua e conti di Acerenza e Lavello. La formazione del giovane rampollo normanno di Lucania, in un monastero un monastero, ove ricevette la preparazione musicale che avrebbe dimostrato negli anni a venire, fra l’altro con la trasposizione musicale di tre melodie sinagogali che lo accreditano come il più antico compositore ebraico di cui siano pervenute opere. I suoi dati biografici sono ricostruibili sulla base delle sue memorie, Megillat Ovadiah, Di questo testo autografo nel corso del XX secolo sono stati progressivamente ritrovati sette frammenti nella Genizah del Cairo. Il normanno di Oppido Lucano, è stato riscoperto e studiatissimo soprattutto negli Stati Uniti, a Cambriodge poi in Israele e riscoperto anche in Italia, il suo paese natio gli ha dedicato un teatro e anche un convegno internazionale con la pubblicazione degli atti nel 2004. Tra l’altro Giovanni Obadiah dà una descrizione della Basilicata di inizio XII scecolo. In un documento conservato a Budapest, si nomina Oppido luogo id nascita di Johannes filgio di Drex e poi Potenz<a, Pietragalla, Anzi,Montepeloso, Genzano, Nanzi Acerenza , Tove Albano e il fiume Bradano. Da rimarcare la notevole presenza ebraica nella lucania normanna, sia a Melfi che anche più antica a Venosa, unico esempio di catacombe con ebrei e cristiani sepolti assieme. Si convertì all’ebraismo nella tarda estate del 1102 . Influirono in maniera radicale su tale decisione la notizia della conversione alla religione ebraica dell’arcivescovo barese Andrea, avvenuta verso la fine degli anni Settanta dell’XI secolo, e gli eventi connessi alla prima crociata nel Mezzogiorno italico, negli ultimi anni del secolo. La conversione avvenne certamente in Italia e lo costrinse a imbarcarsi non molto tempo dopo alla volta del Medio Oriente, per evitare persecuzioni da parte cristiana. Verosimilmente la prima tappa fu Antiochia; successivamente la sua presenza è attestata nella vicina città di Aleppo da una lettera di raccomandazione redatta in suo favore dal capo della accademia rabbinica aleppina, Baruk ben Isaac. Da quel momento Ovadiah stazionò principalmente in aree sotto il controllo islamico (ricorda soggiorni più o meno prolungati a Baghdad, Raqqah, Damasco, Baniyas, Tiro), incontrando comunque difficoltà: nei primi tempi della sosta a Baghdad fu oggetto di un tentato assassinio, forse perché sospettato di essere una spia. Visto che le sue testimonianze autografe sono state ritrovate nella Genizah del Cairo, probabilmente la destinazione finale delle sue peregrinazioni fu l’Egitto.
Dopo il soggiorno egiziano si perde ogni sua traccia. Della sua morte non si conoscono né il luogo né la data. La testimonianza di Ovadiah è rivelatrice delle ripercussioni innescatesi nelle comunità ebraiche mediorientali nei primi decenni del XII secolo, all’indomani della prima crociata: i sospetti e le violenze, ma anche i timori e le aspettative millenaristiche, conobbero un forte picco negli anni in cui egli fu attivo. L’ex ecclesiastico cristiano mostrò una particolare attenzione nel registrare vicende ed eventi del nuovo mondo in cui si era calato dopo la ‘fatale’ conversione. I dati biografici sono ricostruibili sulla base delle sue memorie, Megillat Ovadiah (l’edizione critica di riferimento è N. Golb, Megillat Ovadiah ha-ger [The autograph memoirs of Ovadiah the Proselyte], in Meḥqere ‘edot u-genizah: Studies in Geniza and Sepharadi heritage presented to Shelomo Dov Goitein on the occasion of his eightieth birthday, a cura di I. Ben-Ami – S. Morag – N. Stillman, Jerusalem 1981, pp. 77-107 [in partic. 95-106]). Di questo testo autografo nel corso del XX secolo sono stati progressivamente ritrovati sette frammenti nella Genizah del Cairo.
Giovanni apparteneva a una importantissima famiglia normanna, I Dregont Quarrell, tra altro principi di Capua e conti di Acerenza e Lavello. La formazione di Ovadiah fu certamente conseguita in un monastero, ove ricevette la preparazione musicale che avrebbe dimostrato negli anni a venire, fra l’altro con la trasposizione musicale di tre melodie sinagogali che lo accreditano come il più antico compositore ebreo di cui siano pervenute opere. Si convertì all’ebraismo nella tarda estate del 1102 . Influirono in maniera radicale su tale decisione la notizia della conversione alla religione ebraica dell’arcivescovo barese Andrea, avvenuta verso la fine degli anni Settanta dell’XI secolo, e gli eventi connessi alla prima crociata nel Mezzogiorno italico, negli ultimi anni del secolo. La conversione avvenne certamente in Italia e lo costrinse a imbarcarsi non molto tempo dopo alla volta del Medio Oriente, per evitare persecuzioni da parte cristiana. Verosimilmente la prima tappa fu Antiochia; successivamente la sua presenza è attestata nella vicina città di Aleppo da una lettera di raccomandazione redatta in suo favore dal capo della accademia rabbinica aleppina, Baruk ben Isaac. Da quel momento Ovadiah stazionò principalmente in aree sotto il controllo islamico (ricorda soggiorni più o meno prolungati a Baghdad, Raqqah, Damasco, Baniyas, Tiro), incontrando comunque difficoltà: nei primi tempi della sosta a Baghdad fu oggetto di un tentato assassinio, forse perché sospettato di essere una spia. Visto che le sue testimonianze autografe sono state ritrovate nella Genizah del Cairo, probabilmente la destinazione finale delle sue peregrinazioni fu l’Egitto. Dopo il soggiorno egiziano si perde ogni sua traccia. Della sua morte non si conoscono né il luogo né la data. La testimonianza di Ovadiah è rivelatrice delle ripercussioni innescatesi nelle comunità ebraiche mediorientali nei primi decenni del XII secolo, all’indomani della prima crociata: i sospetti e le violenze, ma anche i timori e le aspettative millenaristiche, conobbero un forte picco negli anni in cui egli fu attivo. L’ex ecclesiastico cristiano mostrò una particolare attenzione nel registrare vicende ed eventi del nuovo mondo in cui si era calato dopo la ‘fatale’ conversione. Da rimarcare la notevole presenza ebraica nella lucania normanna, sia a Melfi che anche più antica a Venosa, unico esempio di catacombre con ebrei e cristiani sepolti assieme, c’è un ottimo documentario di Rocco Brancati su Catacombe e forse anche su Giovanni Ovadiah. L’importanza va per la descrizione della vita reale del periodo crociato, per gli inni spirituali e ovviamente per la trascrizione della prima musica ebraica conosciuta della storia.