La dieta del Mediterraneo per sconfiggere l’obesità di Gaetano Fierro

digiema
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In Lucania ci troviamo di fronte a un fenomeno preoccupante: la percentuale di persone affette da obesità
ha superato, in proporzione, quella dei disoccupati. Questo dato racconta molto più di un problema individuale: ci parla di una questione sociale, culturale e sanitaria che richiede attenzione immediata e interventi concreti. L’obesità non è una questione estetica: rappresenta un rischio reale per la salute pubblica, essendo collegata a patologie croniche quali diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, ipertensione, alcune forme di tumore e problemi ortopedici che incidono profondamente sulla qualità della vita.
Il dato più allarmante riguarda i giovani. L’obesità infantile
e adolescenziale costituisce un fattore predittivo per l’obesità adulta e aumenta
il rischio di malattie croniche già in giovane età. La mancanza di abitudini alimentari corrette oggi può trasformarsi in un problema di salute grave domani, con ricadute sulla qualità della vita e sul sistema sanitario regionale. La politica non può sottovalutare questa emergenza. Non bastano campagne episodiche
o raccomandazioni generiche: occorre costruire un piano strutturato e sostenibile che coinvolga istituzioni, scuola, famiglia, operatori sanitari
e media. Solo un approccio sistemico può incidere su
un problema complesso
e radicato come quello dell’obesità. L’obesità non nasce dal semplice esercizio della volontà individuale, ma emerge in un contesto sociale, culturale ed economico preciso.
Negli ultimi decenni, in Lucania, il modello tradizionale della dieta mediterranea, ricco di frutta, verdura, cereali integrali e legumi, ha lasciato spazio
a modelli più calorici e poveri di nutrienti, caratterizzati
da zuccheri raffinati, grassi saturi e cibi ultraprocessati.
La pubblicità aggressiva,
la disponibilità di alimenti economici ma altamente calorici e la riduzione del tempo dedicato alla preparazione dei pasti creano un ambiente in cui l’aumento
di peso diventa quasi inevitabile. La responsabilità non può essere attribuita esclusivamente al singolo individuo: è necessario agire
sul contesto, rendendo l’alimentazione sana accessibile, conveniente
e desiderabile. Scuola e famiglia sono fondamentali nell’educazione alimentare dei giovani. La scuola deve diventare un luogo attivo di educazione alla salute, attraverso programmi basati su evidenze scientifiche, laboratori di cucina salutare, incontri con nutrizionisti e medici, oltre ad attività che promuovano il movimento fisico. Studi internazionali dimostrano che interventi scolastici strutturati riducono l’incidenza dell’obesità infantile e favoriscono abitudini alimentari corrette.
La famiglia resta il primo contesto educativo, ma spesso ritmi frenetici e la pressione dei media riducono la capacità dei genitori di trasmettere comportamenti salutari. La politica deve sostenere progetti di educazione parentale, offrendo strumenti informativi, guide pratiche e reti di supporto per famiglie in difficoltà. Diversamente da patologie genetiche
o degenerative, l’obesità è un fattore di rischio modificabile. Interventi mirati su alimentazione, stili
di vita e attività fisica possono ridurne drasticamente l’incidenza. Campagne informative scientificamente fondate devono raggiungere tutti i cittadini, con particolare attenzione ai giovani. Non si tratta di demonizzare il cibo, ma di fornire conoscenze
e strumenti concreti per scelte consapevoli. Esempi efficaci includono spazi urbani attivi, piste ciclabili, parchi pubblici sicuri, palestre scolastiche accessibili, mercati locali, orti urbani e percorsi educativi sul cibo sano. Il coinvolgimento diretto dei cittadini rafforza responsabilità personale
e comunitaria, trasformando l’educazione alimentare da obbligo a stile di vita condiviso. La politica regionale deve assumersi
la responsabilità di questa sfida con strumenti concreti
e continui:
1. Finanziamenti mirati: sostenere scuole, associazioni e centri giovanili che promuovono stili di vita sani.
2. Normative efficaci: regolamentare la vendita di cibi altamente calorici vicino alle scuole e promuovere etichette chiare.
3. Campagne informative: comunicazioni scientifiche, persuasive e culturalmente
pertinenti.
4. Collaborazioni interdisciplinari: coinvolgere medici, nutrizionisti, psicologi ed educatori in progetti di prevenzione.
Solo un approccio strutturato, che integri politiche pubbliche, educazione e supporto sociale, può invertire la tendenza dell’obesità. Non si può limitarsi a interventi episodici
o superficiali: creare un ambiente favorevole alla salute deve diventare una priorità. L’obesità comporta
un rilevante impatto economico: cure, ricoveri, terapie farmacologiche
e gestione delle complicanze generano spese crescenti per
il sistema sanitario. Investire in prevenzione significa ridurre questa spesa nel medio-lungo periodo, migliorando la qualità della vita e aumentando produttività e benessere sociale. La spesa pubblica
in prevenzione è un investimento dai ritorni tangibili. Educare al cibo significa riconoscerne il valore nutrizionale, culturale ed emotivo. Non si tratta di imporre regole rigide, ma di insegnare a leggere etichette, comprendere una dieta equilibrata e rispettare il proprio corpo. Stress, ansia e frustrazione influenzano spesso il rapporto con il cibo, generando comportamenti disfunzionali. Per questo, le campagne educative devono essere integrate da supporto psicologico, counseling e attività che promuovano autostima e benessere mentale. Solo un approccio globale può affrontare
la complessità dell’obesità. I media influenzano fortemente le scelte alimentari dei giovani. Pubblicità di cibi ultraprocessati, snack e bevande zuccherate incidono quotidianamente sulle abitudini. La politica deve promuovere comunicazione responsabile, incoraggiare messaggi positivi e limitare campagne dannose per fasce vulnerabili. Collaborazioni tra scuole, media locali e associazioni possono diffondere abitudini salutari con maggiore efficacia.
L’obesità in Lucania è più di un problema sanitario: è una sfida culturale. Richiede un cambiamento di mentalità, abitudini quotidiane e priorità. La regione deve recuperare i valori della tradizione alimentare, valorizzare i prodotti locali, promuovere cucina sana e una cultura del movimento fisico. Solo così cittadini e giovani potranno crescere senza il peso dell’obesità. La politica ha il dovere morale, sociale ed economico di affrontare
il problema con serietà, impegno e strategie strutturate. Investire in educazione alimentare, prevenzione e sensibilizzazione non è un’opzione, è una necessità.
La prevenzione è l’arma più efficace: informare, educare
e sostenere i cittadini oggi significa salvaguardare
la salute di domani. La Lucania deve guidare la comunità verso scelte alimentari consapevoli, sane
e sostenibili, costruendo una regione più sana, forte e responsabile.

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